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Quello che ci sta a cuore

QUELLO CHE CI STA A CUORE-stretto

Vorremmo condividere con voi quello che ci sta a cuore, a noi maestre del San Giuseppe.

Un orizzonte più ampio delle pure ”proposte educative”.

Quello che ci sta a cuore, e necessita di fiducia reciproca, è il metodo educativo, e questo investe tutto il tempo scolastico. 

Vogliamo raccontare tutto ciò che quotidianamente accade, ciò che rende educativo il quotidiano e non solo l’eccezionale.

La forma di apprendimento specifica del bambino di età prescolare (è di questa fascia di età che stiamo parlando) è quella che considera il bambino nella sua globalità.

Immaginiamo il bambino come una stella a più punte, ognuna delle quali è sede di una determinata funzione psichica: pensiero, certo, immaginazione, intuizione, volontà, ma anche impulso, desiderio, emozione, sentimento, sensazione. 

Le punte della stella sono a contatto con il mondo e da esso vengono sollecitate.

Non neghiamo che ci interessi l’apprendimento, le abilità, ci interessa che il bambino impari a ragionare e a rapportarsi alla realtà.

Però il ragionamento non è fine a stesso, ma collegato alle altre dimensioni della persona: l’affettività, i sentimenti, le relazioni.

Un rapporto educativo è finalizzato a far crescere la persona. 

Questo colloca il nostro discorso dentro un ambito pedagogico specifico, dentro un ambito “personalista”: noi, insegnanti e genitori, abbiamo davanti un altro, che non abbiamo costruito noi, del cui destino non siamo i padroni, ma solo i compagni di strada

Questo fatto costituisce il nostro fondamento educativo.

Noi insegnanti riceviamo un bambino a tre anni che possiede già i pilastri delle funzioni caratteristiche dell’umano compresa quella tipica dell’uomo che è porre domande, interrogarsi sulle cose. 

L’ha appreso in famiglia, come avete fatto a insegnare ai vostri figli tutto questo?

Facendo, forse programmi e programmazioni a tavolino?. 

Non credo. Sicuramente osservando molto il bambino, guardandolo, essendoci. 

Un esserci che leggendo i segni intuisce quale piccolo passo può fare nostro figlio.

Certo a scuola ci sono condizioni completamente diverse però non possiamo neanche ignorare che fino a tre anni il bambino è cresciuto con questa modalità: essere guardato e avere vicino una presenza.

La qualità della scuola dell’infanzia non è solo nella programmazione, nei laboratori, nei corsi di inglese o informatica che tendono, invece, a rafforzare il cognitivismo dominante nella cultura moderna.

Ricordiamo: il tempo che dedichiamo ad un’attività, lo togliamo ad un altra.

La qualità della scuola materna è nel ritmo di vita che si dà alla giornata.

Tutto questo non si può appendere ai muri, non si può far vedere, non si può mettere in mostra, ma è ciò che farà sì che un bambino ad anni di distanza ricorderà se andava volentieri o no all’asilo.

QUELLO CHE CI STA A CUORE

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